Messaggio
Stampa

 


....regole al sole

 

Maggio...arriva il sole: abbandonati cappotti e sciarpe finalmente possiamo portare i bimbi ai giardinetti. Il parco giochi si riempie di tenere vocine esultanti, di sorrisi e di occhi luminosi, di scalpiccio di piedini e rimbalzi di palle e palloni...

…e genitori e nonni iniziano a temere questo momento.

Qualcuno ammette addirittura di rinunciare al parco giochi (come alle giostre, al ristorante o al supermercato) perchè già sa che la fatica è assicurata. Corri dietro al pupo, che se ha due o tre anni è pure veloce; contratta i giri in altalena, nascondendo dietro agli occhiali da sole l'imbarazzo di non riuscire a farlo scendere dopo mezz'ora malgrado la coda chilometrica di bambini in attesa; portati dietro mezza casa nella speranza che il pargolo non si attacchi al triciclo del vicino rivendicandone l'uso a graffi e spintoni...e infine...durante tutto ciò puoi perfettamente prefigurarti cosa accadrà quando dovrai dire le parole fatidiche: “è ora di tornare a casa” !

In realtà, lavorando con i bambini e confrontandoci quotidianamente con i genitori e i nonni, sappiamo bene che anche a casa esistono le stesse difficoltà (fare quanto richiesto, non fare quanto proibito, accettare i no...) l'unica differenza è che ora queste difficoltà le dobbiamo giocare fuori casa, dove il bambino corre più pericoli e ha qualche strumento in più (il pubblico) e dove noi qualche volta “vorremmo sprofondare”.

Posso darvi la prima “perla di saggezza” (più che da psicologa, da mamma): ignorate la presenza degli altri e le terribili occhiate che vi lanciano quando voi cercate di imporre la disciplina e vostro figlio reagisce come se lo torturaste. So che è difficile, ma dopo un paio di figli particolarmente “teatrali” ho scoperto che è l'unica soluzione.

Sul secondo punto (i pericoli) personalmente sono irremovibile: la sicurezza dei bambini viene prima di tutto. Ciò vuol dire che in auto si viaggia rigorosamente legati e sul seggiolino, che sul marciapiede si dà la mano alla mamma, che non si attraversa la strada da soli. So bene che molti si seccheranno quando dirò che non credo al pupo che riesce ad evadere dal seggiolino da auto o dal seggiolone malgrado tutti i tentativi dell'adulto (si possono stringere di più le cinghie e coprirne lo sgancio con qualcosa o girarlo come aveva fatto una nostra mamma molto ingegnosa). Non voglio vedere bimbi che arrivano al nido seduti in braccio al genitore che guida e che in caso di incidente rischiano di essere schiacciati tra il volante e il genitore

Detto ciò...sappiate che di fronte ad alcuni vostri “no” vostro figlio protesterà e forse piangerà.

Ciò è sano.

Anche se nessuno vorrebbe mai far piangere un bambino, ci sono momenti in cui possiamo accettare serenamente che questo accada...in realtà gli stiamo dimostrando che la sua sicurezza è più importante del dispiacere che possiamo provare noi. Gli stiamo dimostrando il nostro amore.

La parte difficile viene ora, perchè so che molti si aspettano di trovare indicazioni molto chiare e concrete su cosa fare e come farlo...ma non è così.

Posso dirvi che ogni famiglia ha le sue regole e i suoi valori e che non posso e soprattutto non voglio provare a dirvi quali regole e valori utilizzare con i vostri bambini.

Posso però riflettere insieme a voi su aspetti più generali:

  • stabilite poche regole, averne troppe equivale a non averne

  • spiegate sempre a vostro figlio qual'è la regola e quale è la sua motivazione, ma non cadete nell'errore di spiegarglielo mille volte (due sono sufficienti, alla terza intervenite fisicamente per ripristinare l'ordine)

  • più il bambino è piccolo e più la regola deve avere una motivazione concreta e immediatamente esperibile (ti fai male, gli fai male, si rompe: queste sono quelle che suggeriamo noi)

  • prima dei tre anni (e per molti bambini anche oltre) evitate motivazioni astratte o sociali: non è bello, non è gentile, non si fa, è da maleducati...

  • dopo i tre/quattro anni possiamo iniziare a prendere in considerazione i sentimenti, legandoli sempre alla loro manifestazione concreta (c'è rimasto male...vedi come piange?, sei stato scortese... non vorrà più giocare con te...)

  • fate in modo di fare rispettare le regole con coerenza, quello che non è consentito oggi non può esserlo domani

  • più il bambino è piccolo e più sarebbe utile che gli ambienti di vita del bambino avessero le stesse regole principali, mentre quelle più marginali possono essere differenti e il bambino imparerà col tempo ad adeguarvisi

  • vostro figlio dovrà avere ben chiaro quali sono il vostro tono di voce e la vostra espressione del viso quando ha veramente superato il limite...questo segnale dovrà essere generalmente sufficiente ad interrompere l'azione (usatelo con parsimonia!)

  • non fate mai che un no diventi un sì solo perchè il bambino ha reagito male...un no è un no

  • sotto l'anno è consigliabile enunciare la regola ma accompagnarla con l'azione (sposto il bambino dalla presa di corrente, chiudo il cassetto dei coltelli a chiave, porto il bambino nell'altra stanza...)

  • dopo l'anno (soprattutto per i bimbi che comprendono molto bene le comunicazioni verbali) e rigorosamente dopo i due anni non ricorriamo più alla tecnica di distrarre il bambino con un gioco o altro se non vuole rispettare la regola...verrà assimilato ad un premio per la protesta messa in atto

Potremmo continuare a lungo con il decalogo, ma forse è più utile fare alcuni esempi concreti.

Marco ha 10 mesi, gattonando raggiunge invariabilmente l'armadietto dei liquori e ne apre con facilità l'antina. Gli dico di “no” con tono deciso e lo allontano dal mobile. Quando ci torna ripeto “no, non si tocca”, lo sposto nuovamente e metto una sedia che impedisce l'apertura dandogli una palla da rincorrere. Appena possibile compro un gancio di sicurezza o sposto il contenuto in alto...non posso correre rischi.

Giulia ha 18 mesi e chiacchiera che è una meraviglia, si arrampica sul divano e sventola un pupazzo sul naso del fratellino neonato, che invariabilmente piange infastidito. Malgrado le proponga altri giochi da fare sul tappeto lei li rifiuta. Le dico “non gli piace, vedi che piange?” una prima volta. Lei ridacchia e ripete l'azione. Lo dico nuovamente e le fermo la mano delicatamente e con voce ferma dico “gli fai male, sposta il pupazzo o il pupazzo va via”. Lei si divincola e lo fa nuovamente. “Gli fai male, il pupazzo va a fare la nanna” e le tolgo il pupazzo di mano spostando lei sul tappeto. Giulia piangerà, ma il pupazzo non tornerà nelle sue mani. Dopo poco le propongo di leggere un libro insieme sul divano, è il nostro calumet della pace.

Davide ha 24 mesi e a tavola ha scoperto la provocazione. Mangia con le mani (pur sapendo perfettamente usare le posate) e spesso rovescia l'acqua volontariamente. Dopo un paio di richiami (il primo “attento a non rovesciare l'acqua, tieni il bicchiere con due mani”, il secondo “l'acqua serve per bere, se la rovesci ancora va via”) sciacqua deliberatamente la forchetta nel bicchiere. Tolgo la forchetta dall'acqua e allontano il bicchiere: “te l'ho detto, non si gioca con l'acqua a tavola, il bicchiere va via”. Davide piange e quando ripeto che l'acqua serve per bere e non per giocare afferma tra le lacrime: “ho sete!”. Rimetto il bicchiere a portata “bevi bene o l'acqua va via”, Davide beve e poi fingendo nulla infila la forchetta nel bicchiere. Allontano il bicchiere definitivamente malgrado pianti e proteste.

Ale ha 3 anni e ogni volta che chiamo per la cena urla “no” e piange di rabbia: non è mai il momento giusto per lasciare il gioco o il cartone. Cerco quindi di organizzarmi per tempo e mentre Ale guarda la televisione avviso “quando il cartone è finito andiamo a mangiare”: lui appare perfettamente d'accordo e ragionevole. Udendo la sigla mi affaccio sulla porta del salotto dicendo “a lavare le mani, è pronto”:Ale esplode in un sonoro “no”, che si trasforma in un urlo quando sua sorella spegne la tv. Spiego con calma che il cartone è finito e la cena è pronta: Ale urla. Tutti vanno a lavare le mani (è una regola della comunità: quando uno dei membri ne combina una grossa gli altri come per magia diventano angeli) e mi avvicino ad Ale per accompagnarlo in bagno: Ale urla e mi allunga una manata. Dichiaro con tono molto fermo “non si danno le botte, la pasta è già pronta e gli altri vogliono mangiare, vieni a tavola con noi” e mi avvio verso la cucina spegnendo la luce del salotto: Ale urla e “ringhia”, non ama restare in salotto senza televisione e luce, così si avvicina alla cucina ma non entra. “Se vuoi mangiare vieni a tavola adesso, quando abbiamo finito i piatti vanno via, anche il tuo”: Ale, che è un “tipo tosto”, tiene duro. Noi mangiamo la pasta e quando abbiamo finito raccogliamo i piatti, anche il suo che era pronto al suo posto: Ale strilla che vuole la pasta. Gli dico di andare a lavarsi le mani, la pasta è andata via, se va a lavarsi le mani può mangiare il secondo: Ale, che è tosto ma non tonto, corre a lavarsi le mani, si siede a tavola e mangia. Dopo una “battaglia” così impegnativa avrà bisogno di attenzione e di accertarsi che la mamma gli vuole bene: un po' di aiuto a raccogliere i piselli e infilzare un boccone e l'offerta di pane o acqua senza attendere la sua richiesta saranno un primo passo. Mentre mangia, più sereno, potremo dire “la mamma ti vuole bene, ma quando è ora di cena si viene a tavola senza scenate. Va bene?”. Un bacio o una carezza potranno chiudere l'incidente.

Laura ha 4 anni e l'argento vivo addosso. Ama fare le capriole sul divano (questo a casa nostra è consentito) e inizia a farle malgrado suo fratello vi stia giocando con gli omini: rovescia più volte case e cavalli, incurante delle proteste del fratello maggiore. Le viene detto “non puoi fare le capriole adesso, Davide sta giocando e così lo disturbi”, ma lei continua affermando “io sto facendo le capriole, non gli do fastidio”. Davide protesta e lei continua, così intervengo nuovamente: “smetti di fare le capriole sul divano, vedi che gli rovini il gioco? Se vuoi, vai a farle in giardino”. Laura continua argomentando “ma io devo fare le capriole”. Fermo Laura e fisicamente la sposto dal divano “gli dai fastidio, vai a farle fuori”. Lei si divincola e torna sul divano. La sollevo e la metto seduta sulla poltrona accanto: “non puoi fare le capriole sul divano mentre tuo fratello ci sta giocando, adesso ti siedi e ci pensi su”. Laura mette il muso e pestando i piedi sale le scale per raggiungere la sua camera, dove piange sforzandosi di urlare così da essere udita dal piano di sotto. Dopo uno o due minuti la raggiungo e le dico “è inutile che piangi, anche se sei arrabbiata non hai ragione tu. Davide stava giocando e tu gli hai dato fastidio. Quando hai finito di urlare vieni giù e se vuoi facciamo un gioco”.

Chi mi conosce sa che ho 5 figli e di conseguenza di episodi veri da raccontare ne avrei un'infinità. Ogni bambino ha un carattere diverso e ad ogni età il singolo bambino metterà in atto comportamenti diversi.

Quelli che ho raccontato sono quegli episodi che è bello raccontare, perchè sono riuscita ad attuare la giusta modalità, ho trovato il giusto equilibrio tra la fermezza e la ragionevolezza e il risultato è stato positivo. Si sono, come dire, chiusi in bellezza.

Certo, non sempre ci riesco.

Qualche volta sono stanca o nervosa, qualche volta capisco che non è il caso di tenere duro perchè mio figlio è particolarmente stanco o nervoso. Cerco però di far sì che la modalità sia più o meno quella, in casa e fuori casa, dai nonni o al parco giochi, ad ogni età con modalità diverse ma con una linea di fondo comune.

In primo luogo cerco di spiegare bene cosa e perchè, se la regola appena spiegata viene disattesa la rispiego e dichiaro cosa avverrà se verrà nuovamente infranta, se viene infranta metto in atto quanto dichiarato.

Esistono deroghe?

Certamente! Ma attenzione che più il bambino è piccolo e meno è in grado di capire il concetto di relatività (es. la verità è bene e la bugia è male, la bugia a fin di bene non è contemplata, oppure la tazza che si rompe è male anche se è caduta mentre tentava di bere).

Perchè questa volta vi ho raccontato “i fatti miei”?

Perchè la teoria la trovate anche sui libri (a proposito, nella nostra piccola biblioteca per i genitori ne trovate molti; per chi non è “dei nostri” consiglio in libreria: Brazelton “il tuo bambino e la disciplina” e Philips “i no che aiutano a crescere”) ma spesso quando li leggiamo pensiamo che non ce la faremo mai, che sono utopistici, che non potrà funzionare.

Sono mamma come voi e tra la fatica, la fretta e i ritmi di vita ho le vostre stesse difficoltà...quindi credetemi se vi dico che FUNZIONA E NE VALE LA PENA !