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SIAMO "SOLO" BAMBINI
Questo mese vi propongo di riflettere con me su un tema che deriva dalle richieste (tante, dall'inglese allo strumento musicale) che mi vengono fatte al momento della prima visita al nido e dai commenti di chi sceglie (quando dico “sceglie” intendendo libera scelta e non necessità) di portare i bimbi in anticipo alla scuola dell'infanzia e alla scuola primaria.
I genitori d'oggi sono molto attenti alla giornata dei loro figli, alle competenze emergenti e al futuro che si prepara davanti a loro. Condivido pienamente questa attenzione e la ritengo la base per essere un buon genitore. Gli esperti continuano a ripeterci (ma ce n'eravamo accorti anche noi genitori!) che i bambini sono delle spugne, che imparano tantissime cose, che hanno enormi risorse...ed ecco che la prima infanzia diventa il momento ideale per far loro assorbire tutto quanto di utile e degno di nota esiste nel panorama dell'educazione. Accade talvolta, però, che l'ottima intenzione di offrire loro il meglio “ci prenda la mano” e ci lasciamo travolgere (nel vero senso della parola) dalle mode del momento: leggere a due anni, suonare il violino a tre anni, bilinguismo dalla culla, ingresso anticipato alla scuola dell'infanzia e alla scuola primaria. Abbiamo fretta di far apprendere “cose”, non possiamo “fargli perdere l'anno”, coltiviamo grandi calciatori, promettenti ballerine, tenaci karateca, violinisti talentuosi, pittori in erba....e inevitabilmente andiamo alla ricerca della scuola dove tutte queste arti sono insegnate dai più grandi esperti della disciplina scelta. In realtà, nello scegliere uno sport o un'altra attività per i nostri figli (soprattutto quando sono ancora piccoli) forse dovremmo chiederci se l'insegnante sia un valido educatore, se sappia parlare con i bambini/ragazzi, se trasmetta valori positivi. Per insegnare a vostro figlio preferireste un genio indiscusso della matematica o un maestro attento e preparato in pedagogia?
Non dubito che alcuni possano essere pronti ad imparare a leggere o a suonare uno strumento prima degli altri, o che alcuni siano più maturi di altri e cognitivamente molto brillanti...ma i bambini sono in primo luogo bambini, fatti sì di cervello e cultura, ma anche di emozioni e relazioni, aspetti che non devono MAI essere messi in secondo piano. Raramente una particolare maturità a livello cognitivo coincide con una equivalente maturità in ambito affettivo-relazionale, ma è quest'ultima che consentirebbe al bambino di trovarsi a suo agio in un nuovo contesto educativo, magari con bambini più grandi di lui. La scelta spontanea di compagni di gioco più grandi, che di solito viene interpretata come “si annoia con i coetanei perché è più avanti”, in realtà rivela più spesso che il bambino è ancora immaturo a livello relazionale e così sceglie un compagno di gioco con cui crea una relazione rassicurante ma impari, da imitare e da seguire ma con il quale non si instaura un rapporto paritario (una via di mezzo tra la relazione con il coetaneo, nella quale ognuno deve metterci del suo, e quella con un adulto, nella quale il bambino sa sempre cosa aspettarsi e può affidarsi totalmente).
Si sa che “ogni scarrafone è bello a mamma sua” e molti genitori sono pronti a riconoscere nel proprio pargolo doti da sportivo, da musicista, da scienziato fin dall'epoca del gattonamento, ma è necessario fermarsi e respirare profondamente prima di scegliere la loro strada. Un consiglio è quello di proporre di tutto un po': il nostro bimbo è un genio della musica? Benissimo. Allora al suo compleanno riceverà uno xilofono...ma anche un pallone. Esaminiamo infatti le due possibilità:
Credo che i bambini dovrebbero essere lasciati liberi di scegliere la loro strada, senza fretta. È vero che i bambini a volte "perdono tempo" e assorbono anche tante “cose inutili", ma tutto questo materiale immagazzinato costituirà il sottobosco per i loro percorsi successivi, informazioni apparentemente banali e di poco valore che pure sedimenteranno diventando il terreno fertile della loro creatività.
I bambini di oggi sono abituati ad essere riempiti di nozioni, di arte, di stimoli certamente bellissimi...ma spesso sono talmente abituati ad essere riempiti che non prendono iniziative e non sanno più scegliere da soli; sono così pieni di impegni (imparare a leggere, a suonare uno strumento, a creare opere d'arte...) che diventano opera d'arte del genitore ma non artisti, che restano creature e non diventano creatori. Si inizia quando da piccolissimi cerchiamo di “silenziare” ogni pianto (che è pur sempre un modo di esprimersi) con interventi da parte nostra, poi quando non gli diamo il tempo di desiderare un oggetto distante perchè subito glielo porgiamo, poi quando gli offriamo giochi interattivi e ipad per stimolare l'intelligenza...tutti giocattoli che “fanno” qualcosa. I bambini si abituano ad agire solo dietro richiesta o a fare solo quello che viene loro insegnato...ma l'essere umano non è una macchina che deve essere programmata, se noi non diciamo al bambino come usare un oggetto...lui lo userà e lo farà a modo suo, creativamente. Quindi rivalutiamo barattoli vuoti e legnetti, pasta di sale e pezzi di stoffa, scatoloni e pennarelli...tutti materiali inerti...che non “fanno” nulla ma sui quali e con i quali si possono “fare” tante cose.
Lancio un appello a tutte le persone sensibili e animate dalle migliori intenzioni: diamo nuovamente ai bambini il tempo di annoiarsi, spazi e tempi vuoti da riempire! Creiamo ambienti ricchi di stimoli ma non forziamoli ad utilizzarli, diamogli libri, strumenti musicali, colori e pennelli...ma lasciamo che siano "solo" bambini! Leggiamo con loro ma non insegniamogli a leggere, disegniamo con loro ma non insegniamogli a disegnare, parliamo con loro ma non insegniamogli le lingue...ci sarà tempo poi! Anche la loro giornata è di 24 ore...se passiamo tanto tempo "a farli diventare" non gliene resterà più per "essere". E infine, diamogli altri bambini. Per essere, insieme, bambini. |