non solo nido
piccoli consigli
ci piacciono
ESTATE...TEMPO DI PICCOLI INCIDENTI
Nel periodo estivo abbiamo occasione, e i nostri bambini con noi, di svolgere più attività di movimento, in gran parte all'aria aperta. Se questo da un lato è una occasione imperdibile, dall'altro può comportare per i nostri figli un maggiore rischio di incorrere in piccoli incidenti: ferite, traumi, ma anche punture di insetto o di altri elementi urticanti (meduse, orticche...). Non intendo dare qui consigli di primo soccorso...altri ben più esperti di me vi si possono cimentare...sono invece titolata a conversare con voi in merito alle modalità per affrontare gli incidenti da un punto di vista psicologico ed emotivo, come esperta e, soprattutto, come mamma (con tanti figli capita di avere, inevitabilmente, una discreta esperienza in piccoli incidenti). Non mi posso lamentare...al mio attivo, come mamma, ho solo alcuni tagli (ma senza punti), un paio di distorsioni, molti traumi ma senza conseguenze gravi, qualche dente rotto e un paio persi, un dito fratturato, meduse, vespe, api e ortiche. Segno che in fondo i miei figli non sono tanto scatenati. Anche come coordinatrice sono fortunata e nessuno dei nostri bimbi si è mai fatto tanto male. Ad ogni modo i piccoli incidenti, quelli che lasciano solo tanta paura e che si risolvono in tempi brevi, sono inevitabili nella vita con i bambini...ogni bambino sano dovrebbe avere le ginocchia sbucciate e qualche livido!
Affrontiamo l'argomento in rigido ordine cronologico e seguiamo nelle nostre considerazioni l'evolversi dell'evento. Innanzitutto arriva il momento in cui il vostro pargolo, unica luce dei vostri occhi, urla di dolore. Dentro di voi, inevitabilmente, si scatena uno tsunami di emozioni e perdete in un secondo dieci anni di vita...ma esternamente sarete impassibili e sorridenti. Il bimbo ha solo una leggera sbucciatura? Voi sorridete e lo rassicurate. Il bimbo ha un taglio importante e perde sangue? Voi sorridete e lo rassicurate. Il bimbo ha una ferita orripilante? Voi sorridete e lo rassicurate. Ciò non vuol dire, chiaramente, che non agite di conseguenza, medicandolo o chiamando se necessario i soccorsi, ma la vostra prima reazione determina il modo in cui vostro figlio vivrà l'incidente e il modo in cui collaborerà o non collaborerà alle cure necessarie. Provate a osservare il vostro bimbo che inciampa e cade. Se riuscite non muovetevi da dove siete (ovviamente se non è successo nulla di grave) e fingete di non averlo visto...molti bambini si rialzano e si scrollano la polvere per ripartire in quarta. Reagite invece alla caduta scattando verso di lui e urlando “ti sei fatto male?!”...lo stesso bambino, nella stessa situazione, probabilmente piangerà come un matto. Molto dipende anche dal carattere dell'infortunato. Ci sono bambini che hanno una grande resistenza al dolore e altri che strillano per un nonnulla, alcuni sopportano stoicamente tutto ed altri urlano come aquile per un semplice graffio. Il mio secondogenito era un urlatore di prima categoria...si faceva male spesso (era piuttosto scatenato) ma soprattutto tendeva a reazioni estreme e molto intense. Quando si faceva male in un luogo pubblico accorrevano tutti....tranne i suoi genitori. Questo perché avevamo imparato in fretta a distinguere il suo vero urlo di dolore (un breve urlo abominevole seguito da alcuni interminabili secondi di apnea) e accorrevamo prevalentemente solo a questo stimolo, mentre se urlava ininterrottamente per vari secondi avevamo la certezza che al nostro arrivo lui sarebbe già stato pronto a ripartire, se non già lontano sulla bici. Ovviamente noi avevamo acquisito questa conoscenza con una grande esperienza maturata in innumerevoli occasioni...molti dei presenti probabilmente ci consideravano genitori poco vigili. Sua sorellina invece rientra nella categoria degli stoici: ferirsi in primo luogo la colpisce nell'orgoglio, quindi cerca di non farsi vedere e non versa una lacrima...salvo poi rientrare improvvisamente nella categoria di suo fratello (gli urlatori) se vede uscire il sangue, perché ciò la spaventa da morire. Due parole devono essere spese per i bambini che hanno una reazione denominata “spasmo affettivo”, che non auguro a nessuno perché può essere davvero impressionante: il bambino arriva a perdere conoscenza a seguito di un'apnea (in parole povere: trattiene il fiato) causata da un'emozione intensa (un dolore, uno spavento, una frustrazione). Il genitore invece di dieci anni di vita in questo caso ne perde almeno venti, ma in realtà il fenomeno non ha conseguenze negative e si risolve da solo (e dopo i cinque anni tende a scomparire)...anzi, una conseguenza negativa c'è, ma sul genitore, perché spesso dopo un primo episodio la famiglia è talmente preoccupata che carica di ansia ogni situazione che potrebbe portare a un simile evento, limitando la vita del bambino e la sua libertà. So che è difficile, ma se il vostro bimbo ha avuto una manifestazione di questo tipo cercate di archiviarla, sappiate che non è poi così rara e che potrebbe ripresentarsi, ma non cercate di prevenirla...oltre che impossibile sarebbe dannoso per la serenità del vostro bambino.
Veniamo al momento numero due: la medicazione del piccolo ferito. Anche in questo caso molto dipende dalla vostra reazione e dal carattere di vostro figlio. Il primo consiglio è di non negare mai il suo dolore né di deriderlo (“non piangere, non fa così male”,“non fare la femminuccia”). Rassicuratelo riconoscendogli il suo diritto a soffrire e ad esprimere la sua sofferenza, pur sottolineando che vi deve lasciar intervenire (“lo so che ti fa male, hai ragione...però devi lasciarti medicare”, “so che non vuoi che ti tocchi, ma devo vedere cosa ti sei fatto”). Non ingannatelo: se il disinfettante brucia non ditegli che non sentirà nulla, se gli devono mettere i punti non dichiarate che non se ne accorgerà nemmeno...usate parole comprensibili e rassicuranti, spiegando nel modo più preciso possibile cosa accadrà (“questo brucerà un po', ma passerà in fretta”, “il dottore deve chiudere la ferita e sentirai pizzicare, ma poi ti lascerà stare”). Tenetegli la mano o tenetelo in braccio mentre viene medicato, il contatto fisico è importante, e non amplificate le sue paure e il suo dolore con esclamazioni di panico o urletti isterici: la vostra calma è il migliore anestetico. Se deve intervenire personale medico o paramedico cercate di collaborare con calma. Vi auguro di trovare persone adeguate e ben disposte, come spesso succede e come è capitato a me nell'unico viaggio in ambulanza con una figlia di quattro anni. Di solito cercano di distrarre il bambino e di parlare con lui, ma se non lo fanno loro siate voi l'interprete tra “il medichese” e il vostro bimbo, traducendo in parole semplici quello che lo specialista dirà a voi, affinchè il bambino non si senta tagliato fuori e non sia costretto ad ipotizzare, immaginandosi di tutto...nulla spaventa di più che non capire cosa sta succedendo. Talvolta siamo così presi dall'ansia da dimenticarci che il bambino non è un braccio rotto o un taglio sulla fronte e porta sempre con sé anche orecchie, cervello e cuore.
Infine il dopo-cura. Il piccolo ferito ha bisogno di molte coccole, un po' di spensieratezza e di sentirsi riconosciuta la brutta esperienza. Parlatene con calma, soprattutto se è stato necessario l'intervento del medico, dell'ambulanza, il ricovero in ospedale accompagnato da terapie dolorose o tali da provocare paura...negare e tacere non lo aiuta ad elaborare i sentimenti provati.
In realtà l'argomento più delicato viene ora, ad esperienza conclusa: come vi comporterete la prossima volta che il vostro bimbo vorrà compiere un'azione potenzialmente pericolosa? Lo lascerete osare o, scottate dalla brutta esperienza, lo proteggerete da se stesso? Chi mi conosce immagina già la mia risposta. Per quanto difficile possa essere (e da mamma, credetemi, so bene quanto lo sia!) dategli fiducia e lasciatelo osare, pur senza esporlo a pericoli inutili. Il vostro bimbo per imparare deve sperimentare e sperimentarsi in autonomia. Non lasciate che le vostre paure lo rendano pauroso e che i vostri timori limitino le sue possibilità di esprimersi. Viviamo in un mondo in cui vediamo pericoli ovunque e in chiunque, ma per crescere un figlio dovete cercare di guardare la vita con occhio positivo, cercando di fidarvi del mondo e soprattutto del vostro bambino, che ha tante frecce al suo arco e ce la può fare! Non imparerà mai a camminare senza cadere, non imparerà a fare senza sbagliare, non imparerà a vivere senza soffrire...il nostro cuore di mamma vorrebbe evitargli tutte le esperienze negative, ma sarebbe come impedirgli di vivere. E ricordatevi che qualche piccola cicatrice, un livido e la possibilità di raccontare “di quella volta che...” sono un trofeo di non poco conto nelle relazioni tra coetanei! |