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IL RUOLO DEI PAPA'
Questo mese parliamo di papà.
I nostri articoli parlano, di solito, indifferentemente ai papà e alle mamme, o anche ai nonni e a chi ad altro titolo si occupa dei bambini (tate, baby-sitter, nonni, zie...), ma questa volta, non ce ne voglia nessuno, abbiamo deciso di rivolgerci ai papà.
Non per rifarci ai soliti luoghi comuni, ma è innegabile che i papà di oggi non siano più quelli di un tempo...per fortuna! Una volta il ruolo paterno era altro, rispetto all'accudimento del figlio, e i bambini iniziavano a conoscere i loro papà verso i 6-7 anni, cioè quando si dedicavano per la prima volta ad attività “da maschio”: il lavoro nei campi, l'allevamento, le attività artigiane, la pesca... Prima di allora il figlio era “roba da donne”. E' anche vero che esistevano in famiglia o nel vicinato molte figure maschili intermedie: fratelli, cugini, vicini di casa, che in qualche modo traghettavano gradualmente il bambino (maschio) dal mondo delle donne a quello degli uomini. Le femmine rimanevano “roba da donne” anche una volta cresciute. Il mondo è cambiato, la vita quotidiana anche, gli universi maschili e femminili si incontrano sempre di più e spesso si fondono...ed ecco che il ruolo dei padri diventa, nel giro di pochi anni, completamente diverso.
Di recente si è coniato il termine “mammo”, per definire questa nuova figura di padre che si occupa dell'accudimento dei propri figli con tempi e modi intercambiabili rispetto alla mamma. Personalmente non amo questa definizione, che sembra aggrappata tenacemente all'idea che l'accudimento sia roba da donne e che l'occuparsene renda l'uomo una sorta di vice-mamma. L'uomo, fortunatamente, grazie ad una serie di cambiamenti sociali e alle nuove leggi sui congedi parentali (peraltro ancora poco sfruttate), si occupa dei figli insieme alla donna...in genere un po' meno della donna, talvolta invece anche di più.
In asilo abbiamo e abbiamo avuto alcuni papà eccezionali...attenti, preparati, in grado di rispondere senza difficoltà (alcuni più delle mamme) a qualunque domanda sui figli: alimentazione, ritmi di sonno, malattie, abitudini e rituali.
Altri papà collaborano con le mamme, dividendosi i compiti e gli ambiti: le mamme di solito si riservano (o sono costrette a tenersi?) pappa, nanna e malattie e i papà si occupano di sport, giochi e viaggi. È pur sempre una divisione dei compiti.
Infine ci sono i padri della serie: “io lavoro!”. Attenzione! Non parliamo affatto di famiglie in cui davvero lavora fuori casa un solo genitore (una esigua minoranza nella nostra popolazione di nido), ma di famiglie in cui entrambi i genitori lavorano a tempo pieno...ma nelle quali, non si capisce perchè, la mamma si occupa del figlio, della spesa, della casa e del proprio lavoro fuori casa...il papà solo di quest'ultimo. Il papà “lavoratore” non sa nulla dei figli e li consegna al nido come un pacchetto, fatica a vestirli e spogliarli, non conosce l'andamento dell'ultima malattia e se interpellato sulle introduzioni alimentari telefona alla moglie seduta stante. Ma è di notte che la situazione può diventare davvero dura! Quando al padre “lavoratore” capita un figlio che non dorme di notte iniziano i guai. I risvegli, va da sé, sono affari della mamma....lui al mattino “deve andare a lavorare!” non può non dormire. La mamma invece sì, pare. La mamma, quindi, si sveglia più volte e porta biberon, ninna, ritrova ciucci...poi al mattino si alza, cambia pannolini, prepara colazioni, spoglia, veste e infine consegna il pupo pulito, cambiato e preparato nelle braccia del papà pronto nel migliore dei casi almeno per il servizio scuolabus (nidobus nel nostro caso)...a quel punto la mamma si dà una sistemata e striscia fino all'ufficio (o, se casalinga, a fare la spesa). In questo caso di solito diamo un consiglio che per questi papà è quasi un affronto: quando il bambino si sveglia di notte, soprattutto se la mamma sta cercando con fatica di togliere l'allattamento al seno, dovrà essere il papà ad alzarsi, proporre un biberon con la camomilla, rassicurare il bimbo e rimetterlo a nanna. L'intervento del padre è fondamentale per spezzare un'abitudine ormai consolidata, perchè cambiando gli attori è più facile accettare altri cambiamenti. Questo gesto da un lato solleverà la mamma dalla stanchezza ormai cronica, introdurrà la necessaria novità, eviterà il ricorso al lettone per sfinimento (momento in cui questo tipo di papà coglie spesso “la palla al balzo” e si trasferisce in cameretta o in salotto, lasciando madre e figlio a sfangarsela da soli).
Ogni bambino ha un papà e una mamma, che devono assumersi le fatiche e godersi le gioie della crescita dei figli in egual maniera. Non cadete nella più trita e comoda tradizione che i bambini finchè sono piccoli hanno bisogno più della mamma...i bambini hanno bisogno dei loro genitori, maschi o femmine che siano, uno o due o tre, come nelle famiglie tradizionali alternative o ricomposte. I ruoli saranno uguali o diversi ma complementari e ciò non perchè uno è uomo e l'altro donna, ma perchè ognuno di noi ha caratteri e caratteristiche diverse (uno è più creativo, l'altro sportivo, l'altro intellettuale...).
Vitale, infine, l'apporto del papà se i figli sono due o di più. Solo supportandosi a vicenda e rendendosi per quanto possibile intercambiabili mamma e papà potranno garantire ai figli quegli spazi individuali tanto importanti per ogni bimbo. Attenzione in tal caso a non cadere nella trappola della rigida divisione: la mamma si occupa del piccolo e il papà del grande (più raramente il contrario). Entrambi i genitori devono trovare tempo per entrambi i figli (o per tutti e tre, quattro, cinque e così via).
Come evidente, il nostro consiglio è che i padri entrino a tutti gli effetti nella vita dei loro figli fin dall'inizio. È bello, giusto e fondamentale per il rapporto che si verrà a creare. Invito tutti i papà a scoprire i loro bimbi fin dai primi giorni, senza timore e con tranquillità...non c'è niente di più tenero che vedere un neonato nelle grandi mani del suo papà!
Mi tocca però anche una tirata d'orecchi per alcune mamme...quelle che, in modo più o meno evidente, non consentono al papà di partecipare attivamente: lo criticano, non si fidano, lo sminuiscono, sottolineano ogni errore (che poi a volte errore non è, ma solo un modo diverso di gestire una situazione!). Se il vostro compagno non partecipa alla gestione dei figli chiedetevi se, in tutta onestà, non siate forse voi a scoraggiarlo. Invito quindi tutte le mamme a condividere con i loro compagni quel cucciolo che hanno portato in pancia per nove mesi (ora tocca un po' a loro!), con la consapevolezza che nessuno ruberà mai alla mamma il primato, quell'imprinting inevitabile fatto di pancia e di cuore e di battiti e di odore. Per la mamma, insomma, l'inizio è un po' più facile, per tutto il resto viva la parità! |