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LE DELEGHE
Adesso tiro le orecchie a voi grandi!!!!! Qualche volta abbiamo parlato di questo argomento all'interno dei nostri “consigli del mese”, ma in realtà non gli abbiamo mai dedicato un articolo in modo serio ed esaustivo...bene, è giunta l'ora di farlo! Ma di cosa parlo? Di un'abitudine che può far sorridere i più, ma della quale vorrei farvi notare gli effetti negativi meno appariscenti: l'abitudine a, diciamo così, delegare la sgridata.
Delegare a chi ?, direte voi...io non lo faccio mai!
Sicuri? Aprite l'archivio dei ricordi insieme a me...non è mai capitato di dire “quando viene papà vedi”, “se ti vede l'educatrice ti sgrida”, “guarda che arriva il poliziotto”, “non mangiare più caramelle perché se no il dottore deve farti la puntura”, “se ti comporti male viene la strega e ti porta via”? Molti di voi sorrideranno riconoscendo le frasi delle loro nonne, molti penseranno che queste frasi non usino più...ma se ne parliamo è perché, credetemi, tutte queste espressioni le abbiamo sentite usare qui in asilo da nonne, tate, genitori.
Iniziamo a considerare l'aspetto più pratico: se dite al bambino che come punizione chiamate il poliziotto che lo mette in prigione o il dottore che gli fa la puntura...non chiedetevi poi perché non voglia andare dal dottore e non spiegategli che se si perde chieda aiuto alle forze dell'ordine.
La seconda considerazione è di ordine più psicologico: il fatto che le paure siano parte integrante dell'essere umano (e di alcune fasi dello sviluppo in particolare, per motivi che non affronteremo qui), dovrebbe farci riflettere con attenzione prima di utilizzarle come spauracchio con il nostro bambino, ufficializzando l'esistenza e la reale pericolosità di alcuni ruoli, individui, esseri (la puntura, la strega, il dottore...).
La terza riflessione che vi chiedo di fare con me è di ambito strettamente pedagogico: quando il bambino è affidato a voi (che siate nonni, zii, genitori o tate) la fonte di autorità siete, o dovreste essere, voi. Se il bambino non deve fare una cosa o al contrario deve fare qualcosa dovrete essere voi a chiederlo e a pretenderlo, pena la perdita di credibilità. Se infatti il bambino scopre che voi delegate sempre la disciplina ad altri non rispetterà più (o continuerà a non rispettare) la vostra autorità e non obbedirà.
La quarta non è una riflessione ma un appello al vostro buon senso: se siete in asilo con il vostro bambino e lui o lei non vi obbedisce...non ditegli/le adesso viene Francesca (o Ilaria o Anna o qualunque altro membro dello staff educativo) e ti sgrida. Oltre che poco pratico (perché poi dite al bimbo che deve divertirsi all'asilo e affidarsi a quella persona), psicologicamente discutibile (perché fate leva su una paura che forse ha o ha avuto e se non l'ha avuta fino ad ora gliela create voi) e pedagogicamente scorretto (perché il primo e principale educatore per il vostro bambino siete voi), ci mettete in una posizione molto scomoda. L'asilo è un luogo di gioco ma anche un ruolo di regole e il bambino viene al nido per divertirsi nel rispetto delle persone e degli spazi...la regola che gli chiedete di rispettare facendo leva sullo spauracchio dell'educatrice è probabilmente una regola che il bambino in asilo rispetta (o che rispetterà a breve quando l'avrà assimilata). Quindi dovreste essere voi a sostenere noi nel dire che questa cosa si fa/non si fa anche con voi, “proprio come al nido”...altrimenti porterete il vostro bimbo a pensare che voi non condividiate la regola data dall'educatrice e che gli chiedete di rispettarla solo perché c'è l'educatrice che vi vede e non perché siete convinti della validità della regola stessa.
È come quando un bambino chiede di mangiare il decimo cioccolatino e si sente dire dal papà “la mamma non vuole”. Qual'è il messaggio sottinteso (magari in modo del tutto involontario)? “se fosse per me te lo darei ma la mamma non vuole e mi ci devo attenere” (ovviamente il discorso non cambia invertendo i ruoli dei genitori o inserendo un nonno). Fonti molto più autorevoli di me ci spiegano che nell'educazione dei bambini è fondamentale la coerenza (le persone che hanno un ruolo educativo devono fare fronte comune) e la costanza (la regola è una regola e come tale deve essere rispettata sempre). Quando i vostri bimbi cresceranno scopriranno la relatività delle cose, per ora non la padroneggiano. Nei colori esiste il nero e il bianco...il grigio non ci piace perché è un ibrido. Una cosa è grande o piccola...non intermedia. Un'azione è giusta o sbagliata...non c'è una terza possibilità.
Per spezzare una lancia a vostro favore (dopo questa tirata d'orecchi) posso dire che fare il genitore non è facile. Qualche volta preferiamo delegare la sgridata solo nella speranza di procrastinare la scenata o di sfruttare l'ascendente che qualcun altro ha su nostro figlio. Ecco che allora, nonna Papera che non sono altro, mi viene in mente di sfornarvi una ricetta affinchè anche voi possiate conquistarvi lo stesso ascendente. Prendete un po' di coraggio e fate un grande respiro. Ingredienti: una sola regola (mi ripeto, ma avere tante regole è come non averne) un ambiente tranquillo e sicuro (meglio se siete soli) due etti di determinazione due etti di pazienza tre etti di capacità di ascolto
Se è la vostra prima volta scegliete un momento tranquillo, quando avete dormito bene la notte prima, la giornata in ufficio non è stata pesante, non avete litigato con il marito. Stabilite le vostre priorità, ma vi sconsiglio di partire con le due tematiche calde (pappa e nanna). Potete optare per un momento di gioco. Stabilite a tavolino la vostra regola, possibilmente condividendola tra papà e mamma. Usiamo un esempio molto concreto e più o meno ipotetico. Individuiamo per prima cosa il problema: quando Gigetto è in salotto vuole a tutti i costi usare il cellulare della mamma come giocattolo, la mamma dice di no, poi Gigetto strilla e pesta i piedi e alla fine la mamma cede; la mamma ha già cambiato tre cellulari negli ultimi tre mesi (uno in cortocircuito per la bava, uno è volato dalla finestra e l'ultimo è finito nel water).
Ok mamma...sei motivata? Al terzo cellulare credo proprio di sì. La situazione è ideale? La nonna (che abita al piano di sotto) è al mare, il papà è alla partita di calcetto, questa notte la mamma ha dormito bene e in ufficio il capo non c'era...tutto relax! Gigetto è in uno stato ideale? L'antibiotico l'ha finito da una settimana, oggi pomeriggio ha dormito bene, al nido si è divertito un mondo ma non è troppo stanco. Il cellulare è in uno stato ideale? Nuovo di pacca...più di così!
Iniziamo la simulazione. Gigetto e la mamma entrano in casa per mano, tolgono insieme giacca e scarpe e vanno a cercare i giochi (la mamma si siede con lui sul tappeto per almeno dieci minuti prima di andare a preparare la cena...è un must! Gigetto non è ancora capace di procrastinare, la mamma sì). Gigetto guarda le macchinine, scarta la palla, ignora le costruzioni e punta sulla borsa della mamma: la apre e sfila il cellulare. Esplicitazione della regola: la mamma dice con tono fermo e sereno: “no Gigetto, quello non è un gioco, vieni che prendiamo il trenino”. Gigetto dribbla la mamma, corre intorno al tavolo e con le sue tenere ditine digita l'impossibile chiamando nell'ordine il capoufficio, il cliente cinese e il ristorante preferito. La mamma mantiene la calma e raggiunge Gigetto, prende il cellulare dalle sue mani (Gigetto stringe più forte), gli porge il trenino (Gigetto lo allontana con una manata), gli ripete che il cellulare non è un gioco (ma Gigetto urla più forte), sfila il cellulare e lo pone sulla mensola in alto...mentre Gigetto tenta la carta del pianto. La mamma si siede sul tappeto e gioca con la pista e le macchinine invitando serenamente Gigetto al gioco. Gigetto strilla e tende le mani verso la mensola, dove ha visto sparire il cellulare (che ora, mi raccomando, è fuori dalla sua vista), la mamma lo prende in braccio e si siede con lui sul tappeto tra i giochi, Gigetto si divincola e torna alla sua scena madre. A questo punto non sto ad indicarvi tutti i passaggi ma vi fornisco solo gli elementi base:
Funzionerà? Di sicuro sì...forse non oggi...forse oggi Gigetto non giocherà e poi sarà un po' più nervoso del solito a cena (dove magari però gli farete trovare il suo piatto preferito, senza dirgli niente) e non dimenticatevi tante coccole serali, un bel libro da leggere insieme o la routine a cui siete abituati. Anche domani dovrà andare così. Ricordatevi di dire anche al papà e ai nonni che d'ora in avanti per Gigetto il cellulare non deve MAI essere usato come un gioco. Chiedetegli davvero di collaborare...perchè altrimenti la vostra fatica e la fatica di Gigetto sarà stata inutile.
Ovviamente il mio è stato solo un esempio. La strategia descritta può funzionare in ogni momento: a tavola, con la nanna, con i giochi, in auto.... Al di là del risultato specifico, quello che gli avete trasmesso è che accanto a lui c'è un adulto. Un adulto nel vero senso della parola, che non va in pezzi se lui strilla, che gli rimanda un'immagine di sé serena, bella, tranquillizzante. Che gli vuole bene al di là di tutto e qualunque cosa succeda. Che è solido, rassicurante, sa cosa vuole ed è un punto fermo nelle tempeste della vita e nelle tempeste dei propri sentimenti che sono, per ora, così difficili da capire e da gestire che qualcuno da fuori gli deve proprio dare una mano. Gli avete detto, con il vostro comportamento, che lo amate così tanto da fare davvero tanta fatica per aiutarlo.
Buona crescita a tutti i nostri Gigetti e a tutte le mamme (i papà, i nonni) dei nostri Gigetti! |